Grazie
sig.Presidente
la
mia diversa abilità in materia urbanistica se da un lato mi esonera
dal parlare in termini tecnici in merito all'oggetto in discussione,
al tempo stesso mi stimola alcune considerazioni di carattere sociale
sul titolo e sulla sua ricaduta in termini sociali per il quartiere e
per la città.
Anche
in questo caso si è ampiamente parlato di consumo del territorio.
E
questo mi da l'occasione di sottolineare ancora una volta che per il
nostro gruppo il territorio è un bene comune che se tutelato, curato
e messo in valore, può aprire inesplorate possibilità per lo
sviluppo della nostra città, oltre che migliorare
la
qualità dell’ambiente di vita dei cittadini.
Senza
dimenticare che, parlando di urbanistica, se indirizzata verso
obiettivi di interesse pubblico e opportunamente rinnovata nei
contenuti e strumenti, può aiutare a fornire risposte adeguate alle
domande sociali di case, verde, servizi, mobilità sicura e
confortevole.
In
un intervento che mi ha preceduto si è fatto riferimento ai molti
appartamenti vuoti presenti in città, elemento questo che contra con
la necessità di avere nuove costruzioni.
Un
affermazione in parte vera ma se, come ho sentito negli interventi
che mi hanno preceduto, conveniamo tutti che c’è un’area grigia
nel disagio abitativo che comprende famiglie e individui che non
hanno i requisiti per accedere ad un alloggio di edilizia
residenziale pubblica ma non possiedono nemmeno le risorse per
accedere al libero mercato degli affitti.
non
solo ci diamo la risposta da soli, ma nel contempo apriamo
l'orizzonte al nostro obiettivo di programma che rimane quello di
puntare su progetti
di riqualificazione urbana per alloggi a canone sostenibile
incrementandone
la disponibilità così da migliorare l’equipaggiamento
infrastrutturale dei quartieri caratterizzati da forte disagio
abitativo.
Il
“diritto alla casa” è uno dei punti cardine del nostro
programma. Abbiamo tutti la consapevolezza che il problema casa
include ormai migliaia di famiglie e nuovi soggetti quali, giovani,
studenti, immigrati, sfrattati e genitori separati, che hanno il
diritto di vivere in un alloggio adeguato e in un ambiente di
qualità.
In
questo contesto nascono i contratti di quartiere finalizzati ad
incrementare la dotazione infrastrutturale dei quartieri periferici
dei comuni a più forte disagio abitativo, per favorire
l’integrazione sociale e l’adeguamento della offerta abitativa
attraverso la sperimentazione di nuove modalità di riqualificazione
edilizia.
Riqualificazione
edilizia che passa attraverso il risanamento del patrimonio edilizio
esistente, il miglioramento della qualità ambientale e la
realizzazione di residenze a basso costo e servizi.
Qualcuno
ha opportunamente parlato di interventi di recupero su aree dismesse,
nulla da eccepire, se non evidenziare ancora una volta la differenza
di costi di investimento da parte dell'impresa (bonifica area), la
difficoltà nel concordare l'eventuale scambio di aree e, in questo
specifico caso, la non disponibilità di questa tipologia di aree nel
quartiere interessato. Mi sento però di raccomandare (anche se fuori
argomento) l'intervento per la ristrutturazione degli alloggi vuoti
di proprietà del comune (che risultano essere 70 ) intervento che
permetterebbe di dare una risposta al 10% delle richiesta che
risultano essere 700. E questo non'è sicuramente cosa da poco.
Ho
sentito poi affermare che questo non'è più il contratto di
quartiere Cantalupo così come era stato progettato. Nulla di più
vero, anch'io che non ho competenze urbanistiche so notare le
differenze e sopratutto so contare. E allora registro
che in origine era prevista la costruzione di 14 nuovi edifici ed'è
bizzarro che oggi ci sia qualcuno che si esprima in modo contrario
alla realizzazione di sole quattro palazzine.
Ci
si chiede poi quali siano le azioni e le cessioni di carattere
sociale collegate a questa operazione.
A
tale proposito ricordo che nel contratto di quartiere Cantalupo erano
previsti 3 Assi di intervento (Edilizia Residenziale Pubblica, verde
e servizi, incontri a tema, centro Polifunzionale,ecc)
Credo
di non sbagliarmi nell'affermare che questi Assi di intervento, di
natura strettamente sociale, restano ancora attivi, ricalibrandoli
naturalmente alla disponibilità di cassa che è stata fortemente
penalizzata da una serie di azioni che evito di riprendere.
vorrei
concludere con una citazione che ci ha regalato il cardinal Martini
“La
meta del cammino umano non è ne’ un giardino ne’ la campagna,
per quanto fertile ed attraente, ma la città. E’ la città
descritta nell’Apocalisse, con dodici porte, lunga e larga
dodicimila stadi; una città dunque in cui sono chiamati ad abitare
tutti i popoli della terra. Di giorno le porte non saranno mai chiuse
e non ci sarà più notte (Ap 21,25).
Non
occorre necessariamente avere davanti agli occhi una città ideale,
ma almeno un ideale di città. Una
città fatta di relazioni umane responsabili e reciproche, che ci
stanno dinnanzi come un impegno etico. La città non è, dunque, il
luogo da cui fuggire a causa delle sue tensioni, dove abitare il meno
possibile, ma il luogo nel quale imparare a vivere. (…)”
Dobbiamo
sforzarci di pensare le nostre periferie come fossero le porte della
nostra città ideale ed avere una visione
che produca senso, che tenga insieme, che intervenga sulla forma
della città per renderla adatta alla forma della civitas.
Una
città capace di generare modernità e senso che si sviluppa
attraverso una visione adattiva e non regolativa e basta, capace di
“corrompersi” alla luce delle dinamiche e delle opportunità che
cambiano. Se faremo questo sarà
il segnale che stiamo viaggiando sulla buona strada.
franco
monteri