martedì 15 aprile 2014

Monza e i suoi troppi rifiuti


Se andiamo a rileggere la storia, in tema di rifiuti, ci rendiamo conto che siamo passati da una condizione di riciclo biologico naturale, dove ognuno di noi produceva la propria scoria, ad una sorta di prigionia moderna dove ciascuno di noi è ostaggio degli imballaggi e dei rifiuti. Pensiamo un attimo a quanto è antica questa materia, tanto antica che la storia ci narra che il primo a porsi il problema è stato Giulio Cesare che, con gli ingegneri dell'epoca, perfezionò la tecnica degli Assiri Babilonesi costruendo la Cloaca Maxima. E fu ancora lui il primo ad emettere un bando pubblico per la pulizia delle strade con ripartizione delle spese a metà tra amministrazione pubblica e padroni di casa con norme che regolavano la gestione/esposizione dei rifiuti pubblicate sul IL DIGESTO. (la gazzetta ufficiale di allora)
Da allora ad oggi è passato molto tempo in un veloce susseguirsi di eventi caratterizzati da evoluzioni, scoperte, ritmi diversi, nuove mode,cambiamenti, il tutto con con un denominatore comune che si identifica nell'Aumento generalizzato della quantità dei rifiuti prodotti.
Non tutti però sono stati a guardare davanti a questa invasione di rifiuti colorati, e oggi dove la parola emergenza (e non solo per i rifiuti) è diventata parte della normalità quotidiana, appare sempre più determinante il ruolo di quella parte della società civile dove, da diverso tempo, si è fatta strada una coscienza civica importante, una coscienza che ci esorta giornalmente a predere atto che i problemi connessi alla produzione dei rifiuti vanno assumendo proporzioni sempre maggiori, tali da dare luogo a situazioni di emergenza legate alle difficoltà di smaltimento e dove le maggiori criticità riguardano; aspetti ambientali (inquinamento), economici (costi per lo smaltimento dei rifiuti) e quelle legate alle risorse (consumo di materie prime esauribili ed energia).
Sembrerà banale dirlo ma occorre seriamente intervenire per limitare l’entità dei rifiuti, per vivere meglio e per conservare meglio l’ambiente nel quale viviamo. Le modalità di soluzione fin qui adottate non appaiono adeguate e richiedono un ripensamento globale della materia, vi è la necessità forte di un cambio di prospettiva in termini di abitudini e modi di agire. Il problema è difficile e complesso, la soluzione urgente ed è quindi necessario procedere con convinzione, determinazione e tempestività di azione.
Ecco allora che noi oggi siamo chiamati da questa amministrazione ad approvare una proposta di Piano biennale per la prevenzione e riduzione dei rifiuti e questo non solo perchè in linea con quanto previsto da una direttiva Europea (che prevede l'obbligo degli stati membri ad adottare piani nazionali di prevenzione) ma, sopratutto, perchè questa coscienza civica è ben presente ed'è parte integrante nei vari processi operativi di questa amministrazione.
Attraverso questo piano si intende mettere in atto una serie di azioni e strumenti, per la prevenzione e la riduzione dei rifiuti urbani, in collaborazione con tutti i soggetti sociali (associazioni di categoria, ambientalisti, Gas, ecc) che vorranno rendersi protagonisti, anche attraverso singole azioni.
Comprendo e in parte condivido le osservazioni di quanti avrebbero preferito un percorso più strutturato e partecipato di quest'aula, ma voglio anche sottolineare l'aspetto positivo di questo piano che non'è un punto di arrivo ma un punto di partenza, che non ha una scadenza preconfezionta ma, sopratutto, non'è un piano blindato ma una sorta di Work in progress, implementabile con l'aiuto di tutti. Ovviamente l'invito che rivolgo a quest'aula è quello di lavorare affinche ciò avvenga.
Questa è un'altra importante sfida ricca di significato, in un condensato di buoni propositi. E anche questa è un importante e significativa azione politica, che segue di poco quella precedente sul Paes (anche li si trattava di rifiuti dannosi e inquinanti) Un azione che guarda al futuro e a ciò che vogliamo lasciare (inteso come qualità della vita) alle prossime generazioni.
E anche in questo caso diamo atto dell'ottimo lavoro di preparazione svolto dagli Assessori competenti e dai tecnici comunali.
Una sfida che vedrà impegnati due soggetti principali, da un lato
il cittadino, che come ben sappiamo può determinare le dinamiche che regolano il ciclo i vita di un prodotto, dal momento che lo stesso influisce sugli impatti connessi:
all’uso dei prodotti (in maniera diretta);
alla progettazione e realizzazione (tramite la domanda);
al fine vita (raccolta differenziata, recupero, corretto smaltimento).
Questo per non dimenticarci che sono anche i comportamenti individuali che concorrono al buon fine di un progetto.
Dall'altro la Pubblica Amministrazione , chiamata in parte a rivedere il sistema relativo alla gestione dei rifiuti. A lei spetta non solo il compito di continuare a garantire ai cittadini la massima trasparenza sui processi di raccolta e smaltimento ma, questione assai più importante, offrire la possibilità di scegliere il proprio modo di comportarsi e attuare una POLITICA DI GESTIONE DEI RIFIUTI orientata alla riduzione, recupero, riciclo.
Capitolo questo che ci rimanda ad altra azione fondamentale e non più differibile e che si traduce nell'introduzione dello strumento della TARIFFAZIONE PUNTUALE ovvero si paga in base al rifiuto prodotto; chi produce meno rifiuti, meno paga; chi più ricicla, meno paga. in questo modo si consente ai cittadini di fruire del risultato delle scelte più consapevoli e virtuose adottate.
L’obiettivo di questo piano presuppone la creazione di un clima collaborativo con i cittadini, tramite strumenti di informazione e progetti e questo sopratutto attraverso campagne di comunicazione ed informazione, che devono essere chiare, precise e trasparenti.
E in questo contesto la rete assume un ruolo fondamentale; creare una rete di collaborazione tra le istituzioni e tutti i livelli della società,è fondamentale per ottenere risultati che durino nel tempo.
L’adozione oggi di questo piano, che è poi una sorta di manuale delle buone pratiche, assieme all’introduzione di uno strumento che si ritiene fondamentale, quale è quello della tariffazione puntuale, consentirà domani ai cittadini di operare in modo consapevole per il raggiungimento dell’obiettivo comune che noi oggi ci poniamo.

giovedì 10 aprile 2014

Monza, la distribuzione del gas e gli ATEM


Non voglio entrare nel merito delle disposizioni di legge o delle norme che regolano questa materia mi limito a prendere atto che a noi, essendo comune capoluogo, spetta il ruolo di stazione appaltante ovvero chi si occupa di indire la gara e farne da garante in tutte la fase del prima, durante e dopo l'affidamento. 
Posto allora che tra gli obiettivi principali vi è non solo quello di fare in modo che la gara sia il più rispondente possibile agli intenti liberalizzatori propri delle norme che ne regolano l'attuazione ma vi è sopratutto quello di rendere la gara più appetibile e questo a vantaggio di chi la bandisce, (ovvero l'ente pubblico e per differita i cittadini) credo sia importante spendere alcune riflessioni sugli strumenti e beni del servizio, che poi sono gli impianti e sull'importanza del loro riscatto. Ovviamente parliamo di reti e accessori vari che sono una parte determinante di questo oggetto.
Innanzi tutto parliamo di un qualcosa che ha un notevole valore economico e se pensiamo al suo riscatto ovviamente questo peserà non poco sulla determinazione dell'equilibrio economico finanziario dell'attività che svolgerà il gestore entrante.
Prima questione importante è quindi la determinazione del valore dei cespiti.
In questa fase entra in gioco l'ente locale chiamato a svolgere la funzione di "arbitro" tra gli interessi del gestore uscente e quelli del futuro vincitore della gara il che significa non solo agire con diligenza ed attenzione, che poi sono principi cardine della buona amministrazione ma operare nel segno di una corretta valorizzazione dei cespiti che, oltre ad essere un dovere, costituisce un vantaggio per gli enti locali, rischiare una valorizzazione eccessiva finirebbe per creare alcuni effetti negativi come;
l'appesantire la voce di costo relativa agli impianti sottraendo risorse agli investimenti per sviluppo e sicurezza;
scoraggiare la partecipazione alle gare dei concorrenti che non posseggono cespiti, favorendo in questo modo i gestori che posseggono il maggior numero d'impianti all'interno di ogni singolo ambito, o comunque quelli che possedendo impianti in altri ambiti possono utilizzare il frutto dell'iper valutazione di questi per sostenere gli oneri relativi all'impianto che andranno ad acquisire.
E questo a discapito di quanto detto prima sulle motivazioni che ci richiamano al dovere di favorire un'ampia partecipazione alla gara.
Questo argomento ci porta dritto alla seconda questione importante ovvero chi e come deve procedere alla valutazione degli impianti.
E qui, se non ho inteso male, da Decreto, questa funzione viene attribuita ai comuni che pertanto potrebbero agire in via autonoma, ognuno per se, e questo con il rischio di trovarsi di fronte a valutazioni basate su criteri diversi e su distinte modalità operative, con la conseguenza di realizzare una valutazione incoerente.
Sarebbe invece opportuno e consigliato che tutti gli enti locali, facenti parte dell'ATEM, coordinino la loro attività sotto la guida della stazione appaltante demandando ad essa anche questo compito.
Altra questione importante è l'individuazione dello status delle reti ovvero se le stesse sono da considerarsi "Pubbliche" o no, posto che la presenza di rete pubblica porterà notevoli vantaggi alle collettività locali.
E questo non solo perché l'ente proprietario percepirà un canone a fronte della loro messa a disposizione ma anche perché le stesse non saranno oggetto di riscatto ed in tal modo saranno alleggeriti gli oneri finanziari posti a carico del gestore entrante e questo a sicuro vantaggio e garanzia di una più ampia partecipazione.
In caso contrario vi sarà l'obbligo de riscatto da parte del nuovo concessionario che dovrà riconoscere al gestore uscente l'indennizzo determinato secondo quanto previsto dal Decreto e dalle convenzioni in essere. e qui c'e' tutta una dottrina che non stò a riprendere.
Seguono poi tutta una serie di osservazioni in ordine alle reti riferibili a soggetti pubblici e la differenza tra quelle si e quelle no.
Da quelle che sono di proprietà dei gestori e per i quali è prevista la devoluzione gratuita agli enti locali, per i quali l'art 7 comma 1 del Decreto dispone che: " Nel caso in cui la concessione preveda a fine affidamento la devoluzione gratuita di una porzione di impianto, l'Ente locale concedente acquisisce la proprietà di tale porzione di impianto"
A quelle quelle reti ed impianti che già sono di proprietà degli enti locali o delle società patrimoniali a loro riferibili.
Ultima questione importante, per quanto detto sopra, appare evidente la necessita di avere un unica regia che, per come ci viene proposta, si avvarrà della consulenza di un ente terzo, in questo caso l'ANCI, che metterà a disposizione esperti in materia in grado non solo di coadiuvarci nella stesura e pubblicazione del bando ma, situazione più che auspicabile, nella collaborazione con tutti i comuni facenti parte ATEM,per la determinazione e valorizzazione dei cespiti
Chiudo con una proposta, e questa in ragione della dottrina riferita ai beni comuni come cultura a beneficio di tutti i cittadini, che è quella di pensare di utilizzare i canoni, percepiti dal comune, per alleggerire la bolletta dei cittadini ovvero a beneficio di quanti si trovano in difficoltà e impossibilitati al rispetto del pagamento del servizio.