giovedì 10 aprile 2014

Monza, la distribuzione del gas e gli ATEM


Non voglio entrare nel merito delle disposizioni di legge o delle norme che regolano questa materia mi limito a prendere atto che a noi, essendo comune capoluogo, spetta il ruolo di stazione appaltante ovvero chi si occupa di indire la gara e farne da garante in tutte la fase del prima, durante e dopo l'affidamento. 
Posto allora che tra gli obiettivi principali vi è non solo quello di fare in modo che la gara sia il più rispondente possibile agli intenti liberalizzatori propri delle norme che ne regolano l'attuazione ma vi è sopratutto quello di rendere la gara più appetibile e questo a vantaggio di chi la bandisce, (ovvero l'ente pubblico e per differita i cittadini) credo sia importante spendere alcune riflessioni sugli strumenti e beni del servizio, che poi sono gli impianti e sull'importanza del loro riscatto. Ovviamente parliamo di reti e accessori vari che sono una parte determinante di questo oggetto.
Innanzi tutto parliamo di un qualcosa che ha un notevole valore economico e se pensiamo al suo riscatto ovviamente questo peserà non poco sulla determinazione dell'equilibrio economico finanziario dell'attività che svolgerà il gestore entrante.
Prima questione importante è quindi la determinazione del valore dei cespiti.
In questa fase entra in gioco l'ente locale chiamato a svolgere la funzione di "arbitro" tra gli interessi del gestore uscente e quelli del futuro vincitore della gara il che significa non solo agire con diligenza ed attenzione, che poi sono principi cardine della buona amministrazione ma operare nel segno di una corretta valorizzazione dei cespiti che, oltre ad essere un dovere, costituisce un vantaggio per gli enti locali, rischiare una valorizzazione eccessiva finirebbe per creare alcuni effetti negativi come;
l'appesantire la voce di costo relativa agli impianti sottraendo risorse agli investimenti per sviluppo e sicurezza;
scoraggiare la partecipazione alle gare dei concorrenti che non posseggono cespiti, favorendo in questo modo i gestori che posseggono il maggior numero d'impianti all'interno di ogni singolo ambito, o comunque quelli che possedendo impianti in altri ambiti possono utilizzare il frutto dell'iper valutazione di questi per sostenere gli oneri relativi all'impianto che andranno ad acquisire.
E questo a discapito di quanto detto prima sulle motivazioni che ci richiamano al dovere di favorire un'ampia partecipazione alla gara.
Questo argomento ci porta dritto alla seconda questione importante ovvero chi e come deve procedere alla valutazione degli impianti.
E qui, se non ho inteso male, da Decreto, questa funzione viene attribuita ai comuni che pertanto potrebbero agire in via autonoma, ognuno per se, e questo con il rischio di trovarsi di fronte a valutazioni basate su criteri diversi e su distinte modalità operative, con la conseguenza di realizzare una valutazione incoerente.
Sarebbe invece opportuno e consigliato che tutti gli enti locali, facenti parte dell'ATEM, coordinino la loro attività sotto la guida della stazione appaltante demandando ad essa anche questo compito.
Altra questione importante è l'individuazione dello status delle reti ovvero se le stesse sono da considerarsi "Pubbliche" o no, posto che la presenza di rete pubblica porterà notevoli vantaggi alle collettività locali.
E questo non solo perché l'ente proprietario percepirà un canone a fronte della loro messa a disposizione ma anche perché le stesse non saranno oggetto di riscatto ed in tal modo saranno alleggeriti gli oneri finanziari posti a carico del gestore entrante e questo a sicuro vantaggio e garanzia di una più ampia partecipazione.
In caso contrario vi sarà l'obbligo de riscatto da parte del nuovo concessionario che dovrà riconoscere al gestore uscente l'indennizzo determinato secondo quanto previsto dal Decreto e dalle convenzioni in essere. e qui c'e' tutta una dottrina che non stò a riprendere.
Seguono poi tutta una serie di osservazioni in ordine alle reti riferibili a soggetti pubblici e la differenza tra quelle si e quelle no.
Da quelle che sono di proprietà dei gestori e per i quali è prevista la devoluzione gratuita agli enti locali, per i quali l'art 7 comma 1 del Decreto dispone che: " Nel caso in cui la concessione preveda a fine affidamento la devoluzione gratuita di una porzione di impianto, l'Ente locale concedente acquisisce la proprietà di tale porzione di impianto"
A quelle quelle reti ed impianti che già sono di proprietà degli enti locali o delle società patrimoniali a loro riferibili.
Ultima questione importante, per quanto detto sopra, appare evidente la necessita di avere un unica regia che, per come ci viene proposta, si avvarrà della consulenza di un ente terzo, in questo caso l'ANCI, che metterà a disposizione esperti in materia in grado non solo di coadiuvarci nella stesura e pubblicazione del bando ma, situazione più che auspicabile, nella collaborazione con tutti i comuni facenti parte ATEM,per la determinazione e valorizzazione dei cespiti
Chiudo con una proposta, e questa in ragione della dottrina riferita ai beni comuni come cultura a beneficio di tutti i cittadini, che è quella di pensare di utilizzare i canoni, percepiti dal comune, per alleggerire la bolletta dei cittadini ovvero a beneficio di quanti si trovano in difficoltà e impossibilitati al rispetto del pagamento del servizio.


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