Non voglio
entrare nel merito delle disposizioni di legge o delle norme che
regolano questa materia mi limito a prendere atto che a noi, essendo
comune capoluogo, spetta il ruolo di stazione appaltante ovvero chi
si occupa di indire la gara e farne da garante in tutte la fase del
prima, durante e dopo l'affidamento.
Posto allora
che tra gli obiettivi principali vi è non solo quello di fare in
modo che la gara sia il più rispondente possibile agli intenti
liberalizzatori propri delle norme che ne regolano l'attuazione ma vi è
sopratutto quello di rendere la gara più appetibile e questo a
vantaggio di chi la bandisce, (ovvero l'ente pubblico e per differita
i cittadini) credo sia importante spendere alcune riflessioni sugli
strumenti e beni del servizio, che poi sono gli impianti e
sull'importanza del loro riscatto. Ovviamente parliamo di reti e
accessori vari che sono una parte determinante di questo oggetto.
Innanzi tutto
parliamo di un qualcosa che ha un notevole valore economico e se
pensiamo al suo riscatto ovviamente questo peserà non poco sulla
determinazione dell'equilibrio economico finanziario dell'attività
che svolgerà il gestore entrante.
Prima
questione importante è quindi la determinazione del valore dei
cespiti.
In questa fase entra in gioco l'ente locale chiamato a svolgere la funzione di "arbitro" tra gli interessi del gestore uscente e quelli del futuro vincitore della gara il che significa non solo agire con diligenza ed attenzione, che poi sono principi cardine della buona amministrazione ma operare nel segno di una corretta valorizzazione dei cespiti che, oltre ad essere un dovere, costituisce un vantaggio per gli enti locali, rischiare una valorizzazione eccessiva finirebbe per creare alcuni effetti negativi come;
In questa fase entra in gioco l'ente locale chiamato a svolgere la funzione di "arbitro" tra gli interessi del gestore uscente e quelli del futuro vincitore della gara il che significa non solo agire con diligenza ed attenzione, che poi sono principi cardine della buona amministrazione ma operare nel segno di una corretta valorizzazione dei cespiti che, oltre ad essere un dovere, costituisce un vantaggio per gli enti locali, rischiare una valorizzazione eccessiva finirebbe per creare alcuni effetti negativi come;
l'appesantire
la voce di costo relativa agli impianti sottraendo risorse agli
investimenti per sviluppo e sicurezza;
scoraggiare la partecipazione alle gare dei concorrenti che non posseggono cespiti, favorendo in questo modo i gestori che posseggono il maggior numero d'impianti all'interno di ogni singolo ambito, o comunque quelli che possedendo impianti in altri ambiti possono utilizzare il frutto dell'iper valutazione di questi per sostenere gli oneri relativi all'impianto che andranno ad acquisire.
scoraggiare la partecipazione alle gare dei concorrenti che non posseggono cespiti, favorendo in questo modo i gestori che posseggono il maggior numero d'impianti all'interno di ogni singolo ambito, o comunque quelli che possedendo impianti in altri ambiti possono utilizzare il frutto dell'iper valutazione di questi per sostenere gli oneri relativi all'impianto che andranno ad acquisire.
E questo a
discapito di quanto detto prima sulle motivazioni che ci richiamano
al dovere di favorire un'ampia partecipazione alla gara.
Questo
argomento ci porta dritto alla seconda questione importante ovvero
chi e come deve procedere alla valutazione degli impianti.
E qui, se non ho inteso male, da Decreto, questa funzione viene attribuita ai comuni che pertanto potrebbero agire in via autonoma, ognuno per se, e questo con il rischio di trovarsi di fronte a valutazioni basate su criteri diversi e su distinte modalità operative, con la conseguenza di realizzare una valutazione incoerente.
Sarebbe invece opportuno e consigliato che tutti gli enti locali, facenti parte dell'ATEM, coordinino la loro attività sotto la guida della stazione appaltante demandando ad essa anche questo compito.
E qui, se non ho inteso male, da Decreto, questa funzione viene attribuita ai comuni che pertanto potrebbero agire in via autonoma, ognuno per se, e questo con il rischio di trovarsi di fronte a valutazioni basate su criteri diversi e su distinte modalità operative, con la conseguenza di realizzare una valutazione incoerente.
Sarebbe invece opportuno e consigliato che tutti gli enti locali, facenti parte dell'ATEM, coordinino la loro attività sotto la guida della stazione appaltante demandando ad essa anche questo compito.
Altra
questione importante è l'individuazione dello status delle reti
ovvero se le stesse sono da considerarsi "Pubbliche" o no,
posto che la presenza di rete pubblica porterà notevoli vantaggi
alle collettività locali.
E questo non solo perché l'ente proprietario percepirà un canone a fronte della loro messa a disposizione ma anche perché le stesse non saranno oggetto di riscatto ed in tal modo saranno alleggeriti gli oneri finanziari posti a carico del gestore entrante e questo a sicuro vantaggio e garanzia di una più ampia partecipazione.
E questo non solo perché l'ente proprietario percepirà un canone a fronte della loro messa a disposizione ma anche perché le stesse non saranno oggetto di riscatto ed in tal modo saranno alleggeriti gli oneri finanziari posti a carico del gestore entrante e questo a sicuro vantaggio e garanzia di una più ampia partecipazione.
In
caso contrario vi sarà l'obbligo de riscatto da parte del nuovo
concessionario che dovrà riconoscere al gestore uscente l'indennizzo
determinato secondo quanto previsto dal
Decreto
e dalle convenzioni in essere. e qui c'e' tutta una dottrina che non
stò a riprendere.
Seguono poi tutta una serie di osservazioni in ordine alle reti riferibili a
soggetti pubblici e la differenza tra quelle si e quelle no.
Da quelle che
sono di proprietà dei gestori e per i quali è prevista la
devoluzione gratuita agli enti locali, per i quali l'art 7 comma 1
del Decreto dispone che: " Nel caso in cui la concessione
preveda a fine affidamento la devoluzione gratuita di una porzione di
impianto, l'Ente locale concedente acquisisce la proprietà di
tale porzione di impianto"
A
quelle quelle reti ed impianti che già sono di proprietà degli enti
locali o delle società patrimoniali a loro riferibili.
Ultima
questione importante, per quanto detto sopra, appare evidente la
necessita di avere un unica regia che, per come ci viene proposta, si
avvarrà della consulenza di un ente terzo, in questo caso l'ANCI,
che metterà a disposizione esperti in materia in grado non solo di
coadiuvarci nella stesura e pubblicazione del bando ma, situazione
più che auspicabile, nella collaborazione con tutti i comuni facenti
parte ATEM,per la determinazione e valorizzazione dei cespiti
Chiudo
con una proposta, e questa in ragione della dottrina riferita ai beni
comuni come cultura a beneficio di tutti i cittadini, che è quella
di pensare di utilizzare i canoni, percepiti dal comune, per
alleggerire la bolletta dei cittadini ovvero a beneficio di quanti si
trovano in difficoltà e impossibilitati al rispetto del pagamento
del servizio.
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