Tutti parlano di emergenza istituzionale. La magica parola che giustifica la formazione di un governo di larghe intese. Anche se ancora non si e' ben capito di quali intese si tratta.
Il segretario Bersani recitava, ad inizio di ogni intervento e fino a pochi giorni fa, il suo mantra politico: " mai al governo con il PdL". Cosa e' successo di così straordinario in questi ultimi giorni tale da giustificare questa scelta.
E cos'altro e' se non l'incapacita politica della dirigenza del PD che, ignorando il mandato conferitogli dagli elettori delle primarie, assumeva un atteggiamento gonfio di supponenza e di arroganza, incartandosi da solo su posizioni lontane dalla realtà e dal suo popolo.
In un azienda privata in dirigente paga l'insuccesso sul lavoro ( perche' di questo si tratta) con il licenziamento. Qui addirittura le condizioni si capovolgono. I deputati che mantengono la linea del mandato rischiano addirittura il confino. Politico naturalmente.
Io che sono un elettore delle primarie, ho cercato in questi giorni di mantenere un contatto con i deputati che ho scelto grazie a questo importante strumento democratico. Ho tenuto con loro un rapporto via web, che mi ha dato modo di esprimere le mie riflessioni e condividere con loro le scelte. E in questo sta tutta l'importanza dello strumento di partecipazione alle scelte politiche per il bene del nostro paese.
Ho condiviso quindi tutto il passaggio istituzionale, dalla decisione di votare Rodota' presidente, passando dal nome di Prodi fino alla difficoltà nel sostenere la candidatura di Napolitano, espressa con il voto di astensione. Arrivati al dunque continuo a condividere e a sostenere le posizioni di quanti pensano che non si debba fare un governo con il PdL. Non si va al governo così, non in questo modo, al buio e senza un spiegamotivo coerente. Non vi ho scelto per fare questo.
Ora, nella veste di consigliere comunale de PD, attendo di poter discutere, ho bisogno di discutere, di questa situazione che vede modificata tutta la geografia istituzionale, con la conseguente formazione di nuove alleanze. Nel frattempo proseguirò nel mio incarico politico con la stessa passione e coerenza di sempre, nel rispetto degli ideali che contraddistinguono il mio partito dagli altri, ( sono questi che contano, non i nomi) , in coerenza con il mandato ricevuto dai miei elettori e in attesa dell'espulsione.
sabato 27 aprile 2013
martedì 23 aprile 2013
Piani Integrati di Intervento (riqualifica aree dismesse)
Testo intervento in Consiglio Comunale del 22/04/2013
Un doveroso sguardo al futuro senza però dimenticare il passato attraverso, la dove è possibile, la conservazione della memoria storica. (esempio Ambito riqualifica ex stabilimento Pagnoni)
Questa riflessione urbanistico/sociale non può non avere un breve sconfinamento che riguarda i rapporti con il sistema delle relazioni e dei servizi. In questo è necessario verificare che vi sia un sostanziale rapporto tra gli ambiti di trasformazione e la politica comunale dei servizi. E qui si interagisce con il piano dei servizi.
Un rapporto che non dovrà avere tra le caratterische più importanti quella prettamente numerica bensì quella maggiormente qualitativa, legata all’accessibilità dei servizi, alla loro concreta fruibilità.
Tenterò
di fare alcune riflessioni sull'oggetto in discussione cercando, per
quel che le competenze mi permettono, di essere il più semplicemente
comprensibile.
Oggi
si discute del Documento di Inquadramento e, se ho studiato bene,
questo viene redatto allo scopo di definire gli obiettivi generali e
gli indirizzi dell’azione amministrativa nell’ambito della
programmazione integrata di intervento così come previsto dall'art.25,
comma 7 della L.R. 12/2005, che, per chi non la conoscesse è
diventata famosa in quel di Monza per la sua continua evoluzione
rispetto alla questione cascinazza. (ma questa è tutta un'altra
storia). E più semplicemente, se vogliamo/pensiamo/crediamo utile
consentire interventi di riqualifica delle aree dismesse, in assenza
di un nuovo strumento Urbanistico, è necessario redigere e approvare
questo documento attraverso il quale l’Amministrazione Comunale
definisce il quadro di riferimento per le trasformazioni urbanistico
– territoriali, da promuoversi attraverso la concertazione e la
cooperazione con soggetti pubblici e privati al fine di consentire la
realizzazione di infrastrutture, la dove questa attività non'è più
realizzabile con iniziative e capitali unicamente pubblici.
Questo
passaggio mi permette di infilarmi nella riflessione sulla natura
sociale di questo documento, in termini di riqualificazione del
territorio, dell’ambiente e del paesaggio, nonché sul
coinvolgimento attivo
dei cittadini.
Insieme
al Documento di piano abbiamo assistito alla presentazione di 21
ambiti, sui quali ci sono concrete ipotesi di un intervento
trasformativo, e sui quali auspico che si inneschi un processo
virtuoso di condivisione circa il futuro di questa porzione di
territorio e del suo patrimonio storico culturale, attraverso un
percorso partecipativo esteso alle realtà sociali, culturali,
associative del territorio che dovrà coinvolgere i rappresentanti
delle varie categorie di cittadini interessati: “gli
stakeholders”, cioè ogni soggetto o categoria di soggetti
portatori di un interesse di qualsiasi natura (economico, politico,
ideologico) nei confronti della realizzazione del progetto; in
pratica tutti coloro che hanno
parte in causa con la fruizione del luogo e con le attività che in
esso si svolgono. La
progettazione dei nuovi edifici e il recupero di parte degli
esistenti dovrà volgersi il più possibile verso la sostenibilità
ambientale grazie a soluzioni che mirino all’efficienza e al
risparmio energetico, all’utilizzo delle fonti di energia
rinnovabile, alla riduzione delle emissioni inquinanti, all’utilizzo
di tecniche e materiali costruttivi a ridotto impatto ambientale. Dovrà
essere posta estrema attenzione alla compatibilità paesaggistica dei
nuovi profili urbani. Gli
edifici dovranno essere connotati da elementi di forte qualità
architettonica e da un linguaggio formale che sappia confrontarsi
con le preesistenze storiche.Un doveroso sguardo al futuro senza però dimenticare il passato attraverso, la dove è possibile, la conservazione della memoria storica. (esempio Ambito riqualifica ex stabilimento Pagnoni)
Questa riflessione urbanistico/sociale non può non avere un breve sconfinamento che riguarda i rapporti con il sistema delle relazioni e dei servizi. In questo è necessario verificare che vi sia un sostanziale rapporto tra gli ambiti di trasformazione e la politica comunale dei servizi. E qui si interagisce con il piano dei servizi.
Un rapporto che non dovrà avere tra le caratterische più importanti quella prettamente numerica bensì quella maggiormente qualitativa, legata all’accessibilità dei servizi, alla loro concreta fruibilità.
Vado
a chiudere con due riflessione in chiave politico sociale pura, da
membro della commissione servizi alla persona.
E
in relazione a quanto stiamo discutendo mi interrogo e interrogo
questa amministrazione sulla necessaria opportunità di pensare alla
realizzazione di alcuni obiettivi sociali che vanno dalla creazione
di una residenzialità comunale per anziani ad una residenzialità
attiva per soggetti disabili adulti sfruttando i Progetti Integrati
di Intervento.
Rispetto
agli ambiti di intervento cosidetti di periferia (termine
questo che vorrei sparisse dal vocabolario cittadino) per i quali, se
non ricordo male, tutte le proposte di riqualifica mirano
all'espansione del quartiere verso l'esterno, quasi ad accompagnarne
l'estensione verso la circonvallazione, vorrei veramente che si
facesse una riflessione sulla necessità di riconnettere queste aree
al centro. Oggi le connessioni viarie verso il centro sono
identificate da un sottopasso, un cavalcavia vecchio e obsoleto e due
passaggi a livello dei quali uno è drammaticamente chiuso. Auspico
si possa andare in controtendenza e che si pensi alle diverse
riqualifiche come ad una estensione del centro inteso come il
complesso dei luoghi e delle costruzioni che maggiormente connotano
l’identità del tessuto urbano cercando, attraverso percorsi che
non dovranno avere solo un valore strettamente funzionale, di
riattivare il tessuto di relazioni umane che sono il motore per lo
sviluppo di una comunità.
martedì 16 aprile 2013
Alla fiera dell'est per due soldi (Brianza Fiere)
Durante
la fase di discussione di questi due ultimi oggetti ( Monza Crea Valore- Brianza Fiere) ho cercato più
volte, non conoscendone bene la storia al pari di qualcuno dei
presenti, di mettermi dalla parte di un cittadino che assiste alla
diretta in Streming del Consiglio Comunale che oggi riguarda
l'oggetto Liquidazione Brianza Fiere, per cercare di capirci
qualcosa.
Parliamo
di una società nata nel 1997, diversi i soci tra i quali il Comune
con il 71% delle quote, senza una sede fissa tanto che nella sua
lunga storia (sono ben 15 anni), ci sono stati continui
trasferimenti della sede prevista per la realizzazione del polo
(prima Viale Stucchi, poi zona Auchan, ancora Viale Stucchi ecc.).
L’oggetto
sociale era quello di costituire un polo fieristico brianzolo, cosa
che, per vari motivi, non è mai avvenuta. Per la gestione della società, in questi 15 anni, sono stati spesi 500,00 in compensi per gli amministratori. Normali costi di gestione dirà qualcuno, ma a fronte di quali risultati? Qualcuno a mai chiesto conto dell'operato degli amministratori? in una società privata sicuramente non avrebbero resistito così a lungo.
Possiamo sicuramente dire che 15 anni fà aveva senso l'aver pensato di avviare una società di questo tipo, là dove il tessuto industriale e artigianale proponeva ancora diverse eccellenze, ma oggi, in considerazione della grave situazione di crisi economica, dalla quale deriva il progressivo smantellamento del tessuto industriale e artigianale, questo esercizio si ridurrebbe ad un mero costo di mantenimento che graverebbe sulle casse comunali a danno di qualche altro intervento sicuramente più necessario.
La storia racconta che nessuno degli operatori fieristici esistenti sul territorio (incluso il gigante Fieramilano Rho-Pero) se la sta passando bene.
Quanto sentito basterebbe per convincermi della bontà di scelta di voler liquidare questa società.
Ma ho sentito anche qualche consigliere che ha legittimamente posto la questione del dopo ovvero cosa pensa di fare questa amministrazione, se è prevista qualche altra forma di intervento alternativa o se pensiamo di abbandonare le motivazioni alla prova del tempo e le aziende a se stesse.
Allora sentiamo parlare di fiera come strumento di marketing
riflettere sull'evoluzione dell'offerta fieristica
sul ruolo delle fiere nel mix di marketing
sulle performance delle fiere
sui punti di forza delle fiere
e sui punti di debolezza
come preparare una fiera
quali gli obiettivi
la massimalizzazione dei risultati
su come misurare i risultati
da cosa dipende il successo di una fiera
quali gli indicatori di efficacia
la valutazione complessiva
e poi venne il cane che morse il gatto che si mangiò i topo che al mercato mio padre comprò.
Peccato
però che il tessuto industriale/artigianale non esista più ovvero
esiste in minima parte che i nuovi mercati sono nei paesi emergenti
ed'è li che si dovrebbe fare la promozione dei prodotti.
che
questo non'è però materia di competenza dei comuni ma dovrebbe
essere delle Provincie e delle Regioni, che la fiera di Monza era perlopiù un esposizione di auto, di banche e assicurazioni, interrotte di tanto in tanto da bancarelle colorate di maglioni e sciarpe peruviane.
Io
credo che in forza della situazione attuale noi abbiamo il dovere di
promuovere iniziative che siano buone pratiche pensando magari ad
istituire i giorni del baratto dove i cittadini possono scambiarsi le
cose che non usano più in maniera gratuita. Si evirebbe anche di
fare spazzatura e sarebbe un iniziativa a sostegno del commercio
cittadino.
martedì 9 aprile 2013
AVVISO DI SUICIDIO
Testo intervento consiglio Comunale di Lunedì 08.04.2013
La condizione di precarietà, questo dioscuro che regna sulla vita di molti di noi, è la logica conseguenza delle ricorrenti crisi aziendali che non solo cancellano l’occupazione ma anche le identità sociali, determinando una grave cristallizzazione delle gerarchie negli averi.
Accanto al sistema di welfare che nella nostra regione è stato impoverito e dequalificato, va denunciato come le scelte in campo economico del governo hanno pesato come un macigno sulle comunità locali e sugli enti locali, là dove il peso dei minori trasferimenti e il blocco dell’autonomia, non solo ha costretto molti comuni a chiedere sacrifici ai propri cittadini per mantenere inalterato il livello qualitativo dei servizi ma, ha obbligato molti di loro a scegliere se tagliare investimenti – per fare quadrare i bilanci – o ridurre i servizi; con la drammatica conseguenza che quelli più poveri sono stati costretti a fare l’una e l’altra scelta.
Ma questo non può e non deve costituire un alibi per tutti gli amministratori, poichè in questo quadro d’incertezza i cittadini chiedono al sistema pubblico di dare delle risposte caricandoli del peso di una responsabilità da affrontare con forti limitazioni sui propri strumenti di azione ridotti alle sole imposte comunali e alle tariffe sui servizi a domanda individuale. Ed'è proprio alla Città, intesa come la forma di governo più vicina ai cittadini, che gli stessi si rivolgono per ottenere delle risposte. Non possiamo più ignorare che, causa la diminuzione del potere d’acquisto dei salari emerge, al fianco di marginalità già consolidate, una fascia “grigia” di persone che hanno perso la tranquillità economica e che oggi vivono nascondendosi dietro un muro di vergogna e residui di dignità.
In questo contesto serve più che mai una politica sociale di prossimità, più vicina ai cittadini e ai loro problemi, una politica capace di trasformare i cittadini da semplici comparse a protagonisti attivi.
Serve un azione concreta che vada oltre il vincolo della stesura del bilancio che ancora oggi ci vede protagonisti passivi dell'assurdo teatrino della politica nazionale.
Ora non ho sufficienti competenze e potrei commettere qualche ingenuità amministrativa ma mi permetto a questo punto di chiedere al nostro Sindaco di promuovere un azione urgente, attraverso l'assemblea dei comuni, indirizzata al necessario sforamento del patto di stabilità che ci permetta di creare un fondo per il sostegno al reddito. Non si può parlare di stabilità quando c'è in gioco la vita dei cittadini, non si può parlare di effetti collaterali quando in realtà si tratta di premeditazione.
Chiedo inoltre la convocazione di una commissione urgente congiunta con quella delle politiche sociali per affrontare questi drammatici temi.
f.m.
Credo
sia doveroso prima di qualsiasi altro argomento, dedicare un pensiero
e una riflessione sulla tragedia che ha investito una famiglia di
Civitanova Marche scossa dal drammatico gesto che ha spinto al
suicidio Romeo, Annamaria e Giuseppe.
Una
tragedia, l'ennesima, che ci coinvolge tutti indistintamente e che
allunga il triste elenco che colora di rosso le pagine della nostra
storia. Non sono episodi lontani, ma dimorano dentro ciascuno di noi
avvolti nella nebbia dell'assurda impotenza. La condizione di precarietà, questo dioscuro che regna sulla vita di molti di noi, è la logica conseguenza delle ricorrenti crisi aziendali che non solo cancellano l’occupazione ma anche le identità sociali, determinando una grave cristallizzazione delle gerarchie negli averi.
Accanto al sistema di welfare che nella nostra regione è stato impoverito e dequalificato, va denunciato come le scelte in campo economico del governo hanno pesato come un macigno sulle comunità locali e sugli enti locali, là dove il peso dei minori trasferimenti e il blocco dell’autonomia, non solo ha costretto molti comuni a chiedere sacrifici ai propri cittadini per mantenere inalterato il livello qualitativo dei servizi ma, ha obbligato molti di loro a scegliere se tagliare investimenti – per fare quadrare i bilanci – o ridurre i servizi; con la drammatica conseguenza che quelli più poveri sono stati costretti a fare l’una e l’altra scelta.
Ma questo non può e non deve costituire un alibi per tutti gli amministratori, poichè in questo quadro d’incertezza i cittadini chiedono al sistema pubblico di dare delle risposte caricandoli del peso di una responsabilità da affrontare con forti limitazioni sui propri strumenti di azione ridotti alle sole imposte comunali e alle tariffe sui servizi a domanda individuale. Ed'è proprio alla Città, intesa come la forma di governo più vicina ai cittadini, che gli stessi si rivolgono per ottenere delle risposte. Non possiamo più ignorare che, causa la diminuzione del potere d’acquisto dei salari emerge, al fianco di marginalità già consolidate, una fascia “grigia” di persone che hanno perso la tranquillità economica e che oggi vivono nascondendosi dietro un muro di vergogna e residui di dignità.
In questo contesto serve più che mai una politica sociale di prossimità, più vicina ai cittadini e ai loro problemi, una politica capace di trasformare i cittadini da semplici comparse a protagonisti attivi.
Serve un azione concreta che vada oltre il vincolo della stesura del bilancio che ancora oggi ci vede protagonisti passivi dell'assurdo teatrino della politica nazionale.
Ora non ho sufficienti competenze e potrei commettere qualche ingenuità amministrativa ma mi permetto a questo punto di chiedere al nostro Sindaco di promuovere un azione urgente, attraverso l'assemblea dei comuni, indirizzata al necessario sforamento del patto di stabilità che ci permetta di creare un fondo per il sostegno al reddito. Non si può parlare di stabilità quando c'è in gioco la vita dei cittadini, non si può parlare di effetti collaterali quando in realtà si tratta di premeditazione.
Chiedo inoltre la convocazione di una commissione urgente congiunta con quella delle politiche sociali per affrontare questi drammatici temi.
f.m.
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