lunedì 22 maggio 2017

Evelyn Beatrice Hall, la campagna elettorale e gli strumenti della democrazia

L'aula del Consiglio Comunale è da considerarsi come il luogo simbolo della democrazia, intesa come forma di dialogo e di confronto civile. In questo contesto mi ascrivo tra i sostenitori della famosa frase di Evelyn Beatrice Hall"non condivido quello che dici ma mi batterò fino alla morte affinché tu possa dirlo". Una frase che vuole interpretare il pensiero di Voltaire sulla tolleranza e il diritto di parola.
Questo vale anche per l'attività politica di strada, quella rumorosa e dalle mille promesse da marciapiede.
Questo però non vuol dire, per chi ascolta, di dover rinunciare al diritto di critica. Mi riferisco in particolare ad alcuni racconti che animano i dibattiti di questa campagna elettorale e che, personalmente, meritano alcune precisazioni.
Se la democrazia è dialogo le parole ne sono gli strumenti e, in quanto tali, devono essere oggetto di cura particolare quanto al numero e alla qualità.
Per l'onestà del dialogo le parole non devono essere ingannatrici, devono rispettare e non corrompere il concetto altrimenti il dialogo rischia di diventare il mezzo per trascinare gli altri dalla tua parte con l'inganno.
Questo purtroppo è quanto ho percepito in questo periodo, sopratutto in occasione di alcune discussioni importanti, che hanno riguardato oggetti come:
Esselunga; raccontando la storia di un industriale talmente sprovveduto dall'aver investito 24 milioni di euro per un terreno a patate e che solo grazie al successo elettorale del centrosinistra, da Lui sostenuto, ha potuto concretizzare il progetto per la realizzazione di un nuovo centro commerciale.
Aumento degli affitti delle case popolari dove ho registrato il tentativo maldestro dell'opposizione di darne colpa a questa amministrazione ben coscienti che la storia nasce e si sviluppa attraverso atti amministrativi, ancorché legittimi, che riguardano la precedente amministrazione che ha sempre vissuto di rimandi fino ad arrivare al punto che questa decisione non poteva più essere rimandata, pena il rischio addirittura di un richiamo formale da parte della corte dei conti.
Mancanza di progettualità nel nuovo Documento di Piano in materia di nuove soluzioni abitative. Niente di più falso. Da ricordare invece che chi fa questa accusa aveva, a suo tempo, perso i contributi per la realizzazione del Contratto di Quartiere Cantalupo che prevedeva la costruzione di 14 nuove palazzine. E sono sempre gli stessi che, una volta recuperati i fondi da questa amministrazione, hanno votato contro al nuovo piano che prevedeva la realizzazione di 2 nuove palazzine.
Questione ex macello dove in molti si sono espressi con giudizi molto severi nei confronti dell'operato del sindaco, della giunta e nei confronti della maggioranza rea di aver sostenuto la posizione in aula con una linea di difesa molto imbarazzante. Io credo però che di imbarazzante c'è solo la posizione di chi non vuol leggere gli atti a disposizione, atti che raccontano di come si sono svolte veramente le cose, attraverso una sequenza disordinata di azioni, in quella che siamo comunque convinti essere stata un azione legittimata dalla posizione di governo di chi ha agito. L'espressione di una volontà politica che ha generato un progetto che è andato via via ampliandosi, con il contributo di nuove idee, fino ad interessare anche aree che per evidenti problemi non erano immediatamente disponibili.
Le mani nelle tasche dei cittadini. E qui è evidente il ritocco al rialzo delle aliquote IRPEF com'è evidente la modifica delle tariffe per i servizi a domanda individuale. Tutto vero, ma non si può limitare il discorso all'effetto giornale e campagna elettorale perché non c'è onestà intellettuale se si omette di dire che è stata non solo una scelta politica che ci ha permesso di mantenere invariato l'investimento sulle politiche sociali ma che è stata anche modificata la fascia di esenzione IRPEF portandola a 18 mila euro. Questo ha permesso di aumentare il numero degli esenti recuperando una fascia di cittadini che, a causa dell'introduzione del nuovo ISEE, non sarebbero stati più tutelati. In merito alla TARI poi, non solo è stata mantenuta la fascia di esenzione al minimo ISEE ma sono state inserite due nuove fasce con riduzioni previste nella misura del 50 e del 20%. E io capisco che ammettere queste cose significherebbe dare credito all'ordine del giorno presentato dal gruppo del PD in fase di discussione oggetto TARI, ordine del giorno contestato da una parte delle opposizioni che si sono espresse con voto contrario. Un ordine del giorno che non solo confermava le esenzioni per le fasce più a rischio ma ha introdotto riduzioni sulla TARI a vantaggio di una più ampia fascia di cittadini.
Per preservare l'onesta' del ragionare, deve essere prima di tutto rispettata la verita' dei fatti. Sono dittature ideologiche, quelle che li manipolano, travisano o addirittura creano o ricreano i fatti ad hoc. Quando si dicono le mezze verità è evidente che siamo in presenza di una precisa strategia comunicativa che mira a confondere la capacità di giudizio dell’opinione pubblica cittadina, strategia legittima ma pur sempre l'ennesimo trucco comunicativo ovvero come usare l'aspetto emotivo molto più della riflessione per provocare un corto circuito su un’analisi razionale dell’individuo così da scatenarne il senso critico. Roba da campagna elettorale.


martedì 21 febbraio 2017

PD or not PD e il rumore della politica

Che dire, l’impressione è quella di un partito decisamente fuori onda, con le vecchie avanguardie paragonabili ad antichi messaggeri inviati dalle aristocrazie nel campo nemico per trattare un accordo in luogo dello scontro. Nel frattempo “il resto” cerca di sopravvivere perso in una“disputatio” dove non mancano mai i soliti vecchi e noiosissimi Magister e dove l’unica cosa che pare ritrovarsi è la volontà di mantenere, da parte di molti dei prescelti (nel senso di non eletti) una identità politica ad uso e consumo personale.
E chi va via (dissente) perde il posto all’osteria, salvo poi lamentarsi se il disagio e il dissenso assumono carattere e forme poco aristocratiche, lontane dal bon-ton in giacca e cravatta. E il tempo scorre inesorabile tra la ricerca di un profilo alto e una caduta in basso. Ogni tanto qualche nostalgico, con il grembiulino scolastico della Gelmini, e in perfetto stile “non è mai troppo tardi” ci ricorda che i salari sono bassi e la pressione fiscale troppo alta e se si continua cosi potrei anche arrivare ad esprimere il mio dissenso nel rispetto del ruolo e delle istituzioni che sono chiamato a rappresentare senza mai scadere nella forma espressiva di insulto o di vilipendio e bla,bla bla……..
E poi, come se non bastasse, dobbiamo fare i conti con la politica dell’impressione, con i dilettanti del botto di fine anno, del tanto al metro, abili solo a costruirsi passaggi in video auto-celebrativi, senza vergogna, sempre truccati con un sorriso di plastica. E chi se ne frega poi se gli attuali equilibri politico-parlamentari sono quanto di più precario esiste oggi in Italia.
E' il rumore della politica, quello che ci ruba il silenzio, cattura le nostre immagini e confonde le parole.
E' la politica dell'Io sovrano quella che si indigna mostrando tutta la sua onorevole opulenza, sempre intoccabile e padrona assoluta di ogni diritto. E la mente va, ostaggio dei pensieri più cupi. Il lavoro che non c'è più, la spesa sempre più leggera, la famiglia sempre più in crisi. Ferragosto e Natale si confondono in un calendario sempre più uguale, dove i santi lasciano il posto ai problemi. E' il vivere vero di molti si mischia al vivere finto di pochi che, istituzionalmente preoccupati, non rinunciano a nulla e a te concedono il nulla.
Le luci della politica immune e vacanziera violentano la ragione e offendono la dignità di chi oggi deve decidere cosa può mangiare e, ciò che è peggio, quale malattie si può curare. Il peso degli anni trasforma piegandole le figure degli onesti, il peso della politica trasforma allungandole le figure dei molti disonesti. E' il rumore che fa la differenza, questo forte e fastidioso rumore che sembra lontano, ma purtroppo è sempre più vicino. E così benessere e disagio sono i dioscuri che governano le nostre giornate, ma guai a metterli in competizione tra di loro. Non posso pensare alle conseguenze.
C’è bisogno di una classe nuova di politici, di persone che restituiscano la dignità alla politica, vissuta come servizio verso gli altri, al di fuori di supine appartenenze a gruppi di potere legati da interessi particolari di caste. Ricominciamo dal basso a parlare di cose della vita, pratiche di tutti i giorni, direttamente al popolo più creativo, capace di grandi gesti di solidarietà, di grandi gesti di integrazione e che sarebbe perfino capace di vivere in pace, senza la presenza inquietante di questa politica irresponsabile.

Ognuno di noi ha una sua parte in questa storia, sta a noi renderla importante

venerdì 27 gennaio 2017

Il Veliero, un viaggio tra disabilità e cultura

L’Associazione “IL VELIERO” onlus si costituisce nel 2003 a conclusione di un progetto terapeutico sperimentale, il Laboratorio d’Espressione Teatrale 1998, svoltosi all’interno di un centro riabilitativo Monzese e che ha visto protagonisti, ragazzi diversamente abili d’età compresa tra i 16 e i 20 anni.
L’Associazione ha fatto propria l’esigenza di dare una risposta alle richieste di gruppi d’adolescenti arrivati ad un punto di svolta nel loro percorso terapeutico: il desiderio d’autonomia personale e sociale, il bisogno di un confronto con i coetanei, la ricerca d’autoaffermazione e di esprimersi in contesti sempre più connotati come ambienti di vita.
La caratteristica innovativa del progetto è stata quella di effettuare un percorso di ricerca e di formazione che, attraverso la conduzione parallela e complementare di tre figure professionali (un regista/attore, uno Psicologo, e un educatore socio-sanitario), permettesse di passare gradualmente da uno spazio terapeutico iniziale ad uno spazio teatrale vero e proprio, potenziando gli aspetti di ricerca culturale, creativa ed espressiva mediante l’approfondimento di tecniche teatrali.
L’obiettivo che è stato raggiunto, è la formalizzazione di due Laboratori Teatrali permanente che operano nell’ambito della disabilità offrendo, nel tempo, delle valide alternative ad inserimenti lavorativi poco gratificanti: uno spazio professionale a tutti gli effetti al fine di porre i ragazzi in condizioni di accedere in autonomia ad ambiti che richiedono l’assunzione d’impegni, responsabilità e comportamenti socialmente riconosciuti.
Non deve stupire quindi, il fatto che L’Associazione “IL VELIERO” onlus persegua come paradigma della propria missione il binomio “cultura e disabilità”: l’accesso alla cultura è un diritto fondamentale per ognuno e un mezzo indispensabile per garantirsi la piena partecipazione alla società.
Si tratta anche di un requisito per assicurarsi un viatico per l’istruzione e l’occupazione; malgrado questa considerazione le persone disabili, il più delle volte, sono escluse dalle attività culturali ed artistiche, esistono solo come cornice, soggetti passivi, di frequenti manifestazioni benefiche.
Si sorvola con troppa facilità che la cultura è uno strumento molto importante di comunicazione, per le persone diversamente abili, in alcuni casi il solo possibile- viene in mente la pittura o la scrittura- e aumenta la consapevolezza dei diritti e dell’immagine degli stessi.
Far cultura significa anche offrire, a chi non riesce ad esprimersi, la possibilità di realizzarsi nel pieno rispetto della propria condizione esistenziale.
A tal fine l’Associazione continua a sostenere la produzione d’eventi-spettacolo nei quali agiscono degli artisti diversamente abili.
Nello specifico si trova nel lavoro teatrale la più alta concretizzazione di tutte le nostre convinzioni: il Teatro costituisce una delle più intense metafore della vita e del pensiero.
Nelle più recenti reinterpretazioni l’attività mentale dell’individuo è immaginata come un palcoscenico affollato di personaggi eterogenei, i quali esprimono ora antiche ferite, ora desideri e che in gran parte si alternano attraverso realizzazioni e contraddizioni in ogni fare e in ogni dire del soggetto, senza che quest’ultimo ne sia pienamente consapevole.
Da questo punto di vista il teatro che include ampi elementi di finzione e di recita, pone in luce anche elementi di spontanea e libera manifestazione del proprio mondo interiore e di giudizio del quotidiano.
E’ come se nelle forme dell’attività teatrale, l’attività mentale divenisse, da intangibile e invisibile, manifesta e rappresentata.
Si tratta, in sostanza, di un incontro tra il “dentro” e il “fuori”, tra il Sé interno e il mondo esterno, un incontro il quale di volta in volta sarà possibile o impossibile, produttivo o mancato, riconosciuto o aggredito.
La particolarità della nostra sperimentazione consiste nella costruzione di una porta sul confine tra possibile e reale, tra pensato e agito; nel operare in uno spazio/contenitore, lo spazio teatrale, dove è possibile dare significato alle esperienze personali proprio perché queste sono raccolte da un pubblico di spettatori (il mondo esterno, i cittadini di Monza).
Vi è infine il desiderio di stabilire un contatto con il mondo perché l’Io implica un costante confronto con gli altri.
Questo è il nostro pensiero e queste le nostre aspirazioni ma, fino a quando i nostri ragazzi saranno considerati dei malati dal grande pubblico, si farà fatica ad accettare la nostra come una normale Associazione di tipo Culturale e gli attori come una normale compagnia di teatro stabile.
Il modo con cui questa società guarda alle persone con disabilità li rende inevitabilmente cittadini diversi, soggetti malati e in costante cura costretti a vivere, tutta la vita, da utenti di un servizio ed esentati quindi dai normali compiti della vita.
Non’è più accettabile che tutto quello che si fa o si pensa a favore di queste persone, debba esclusivamente avere una valenza sanitaria ed essere di competenza assoluta dei Servizi Sociali.
Per eliminare le vere barriere che impediscono a queste persone di vivere la vita come chiunque altro, è necessario coinvolgere i responsabili cittadini, a tutti i livelli, in un processo di educazione e di grande cambiamento culturale.
Se noi consideriamo la città come la forma di governo più vicina al cittadino è alla medesima che spetta il compito di promuovere nuovi spazi e forme di partecipazione collettiva, nella quale libertà e uguaglianza sono comuni denominatori affinché tutte le persone possano muoversi, pensare e agire come dei normali cittadini.

Con il prezioso contributo di Enrico 

x info festival nazionale
  
 http://www.ilveliero-onlus.org/wp/festival/