Quando
la partecipazione improvvisamente si infiamma ecco comparire il
moderno meneur des foules maestro nel trasformare una platea di
comparse in un palcoscenico di eterogenei protagonisti i
quali esprimono ora antiche ferite, ora desideri, che in gran parte
si alternano attraverso realizzazioni e contraddizioni in ogni fare e
in ogni dire del nostro personaggio.
Questo
abile artista, nato dalle ceneri di un processo politico, deve il suo
personale successo alla
capacità
di risvegliare artificialmente le coscienze attraverso una demagogica
e personale reinterpretazione dell’attività politica mentale di
molti di noi resa intangibile da un’evidente stato di apatia
politica.Costruito il suo fronte, egli lo mantiene sapientemente eccitato attraverso il ricorso al mongolo di piazza, esposizione di una moderna e autocelebrativa novella politico elettorale, alimentando l’odio nei confronti del fronte opposto reo, a suo dire, di voler dominare o cancellare i valori della nostra democrazia quali l’onestà, la verità e la libertà.
Ed’è proprio sul richiamo al pericolo della libertà, passaggio sapientemente sottolineato con l’aumento dei decibel vocali, che il nostro personaggio ha caratterizzato gli ultimi suoi interventi e sul quale propongo alcune antiche e moderne riflessioni.
Secondo
Montesquieu non vi è parola che abbia ricevuto maggior numero di
significati diversi e che abbia colpito la mente in tante maniere
come quella di Libertà.
Chi
l’ha intesa come la felicità di deporre colui a cui avevano
conferito un potere tirannico; chi invece come la facoltà di
eleggere quelli a cui dovevano obbedire; altri ancora come il diritto
di essere armati e di poter esercitare la violenza; fino ad arrivare
ad inserirla in tutte le forme di governo da quello repubblicano a
quello monarchico.Ma siccome in democrazia sembra che il popolo faccia quello che vuole, la libertà è stata collocata in questo genere di governo arrivando così a confondere il potere del popolo con la libertà del popolo. E’ vero che nelle democrazie sembra che il popolo faccia ciò che vuole; ma la libertà politica non consiste affatto nel fare ciò che si vuole.
In
uno Stato, vale a dire in una società dove ci sono le leggi, la
libertà può consistere soltanto nel poter fare ciò che si deve
volere, e nel non essere costretti a fare ciò che non si deve
volere.
La
libertà è il diritto di fare tutto quello che le leggi permettono
poiché se un cittadino potesse fare quello che esse proibiscono non
vi sarebbe più libertà perché tutti gli altri avrebbero del pari
lo stesso potere.La libertà politica non si trova che nei governi moderati. Tuttavia non sempre è negli stati moderati; vi è soltanto quando non si abusa del potere; ma è una esperienza eterna che qualunque uomo che ha un certo potere è portato ad abusarne, và avanti finché trova dei limiti.
Fin
qui le considerazioni di un illustre filosofo del 1600 che ci portano
inevitabilmente a concludere che la tanto invocata mancanza di
libertà del nostro personaggio non và confusa con la necessità
inverosimile di porre, soprattutto nel suo caso, dei limiti necessari
anche ad una virtù.
Ma
torniamo ai giorni nostri;
un
paese in cui l’applicazione delle leggi e il rispetto dei diritti è
subordinato al reddito non è un paese democratico.
In
questo contesto trovano conferma considerazioni più moderne fatte da
illustri studiosi che teorizzano come il concetto di libertà, da
protezione degli inermi contro gli abusi del potere e' diventata,
nell'uso "politico", scudo dietro il quale i potenti
nascondono la loro pre-potenza.Inganni, dunque, e a chi pronuncia parole come queste siamo autorizzati a chiedere: da che parte stai? degli inermi o dei potenti?.
Secondo
voi da che parte sta il nostro moderno meneur des foules?
Nessun commento:
Posta un commento