venerdì 24 maggio 2013

PD or not PD


Ora non possiamo più nasconderci, vogliono farci credere che i nostri ministri non sono al corrente della presentazione delle ultime proposte di legge o emendamenti ad personam. Vogliono farci credere che il parlamento vassallo ha fatto tutto questo all’insaputa del governo. Questo parlamento, espressione evidente della teoria assolutistica di Hobbes secondo cui l’unità della volontà politica coincide con l’unicità fisica della persona che governa poiché gli individui si riuniscono in una comunità politica solamente nel momento in cui rinunciano a gran parte dei loro diritti naturali a favore del sovrano, avrebbe fatto tutto da solo?????. Ma per piacere.
E noi? L’impressione è quella di un partito costantemente fuori onda. Mai sul pezzo, con le vecchie avanguardie paragonabili ad antichi messaggeri inviati dalle aristocrazie nel campo nemico per trattare un accordo in luogo dello scontro. Nel frattempo “il resto” cerca di sopravvivere perso in una“disputatio” dove non mancano mai i soliti vecchi e noiosissimi Magister e dove l’unica cosa che pare ritrovarsi è la volontà di mantenere, da parte di molti dei prescelti (nel senso di non eletti) una identità politica ad uso e consumo personale.
E così in onda ci và sempre il presidente bonsai circondato dai suoi vassalli, perché lui un profilo ce l’ha. Il Profilobenito. E chi va via (dissente) perde il posto all’osteria, salvo poi lamentarsi se il disagio e il dissenso assumono carattere e forme poco aristocratiche, lontane dal bon-ton in giacca e cravatta. E il tempo scorre inesorabile tra la ricerca di un profilo alto e una caduta in basso (Finocchiaro). Ogni tanto qualche nostalgico, con il grembiulino scolastico della Gelmini, e in perfetto stile “non è mai troppo tardi” ci ricorda che i salari sono bassi e la pressione fiscale troppo alta e se il governo continua così potrei anche arrivare ad esprimere il mio dissenso nel rispetto del ruolo e delle istituzioni che sono chiamato a rappresentare senza mai scadere nella forma espressiva di insulto o di vilipendio e bla,bla bla…….. Cari (nel senso dello stipendio) on. del PD non è su queste basi che si fonda la riforma del Welfare e il rilancio del mercato del lavoro, non è con queste basi che si condivide una forma di governo. In un contesto privo di novità, già vecchio nel suo proporsi, queste tematiche dovrebbero disegnare realmente i contorni del nuovo. Non già il riproporre elenchi di riforme come se fossimo stati folgorati sulla strada per chissà dove, come se l’avventura politica di molti di questi signori stia appena per cominciare.
E poi, come se non bastasse, dobbiamo fare i conti con la politica dell’impressione, con i dilettanti del botto di fine anno, del tanto al metro, abili solo a costruirsi passaggi in video auto-celebrativi, senza vergogna, sempre truccati con un sorriso di plastica. E chi se ne frega poi se gli attuali equilibri politico-parlamentari sono quanto di più precario esiste oggi in Italia. E poi c’è l’ora del dialogo e ci incasiniamo con il sistema misto Germania/Spagna, o è forse quello Francese, con il Silvio che fa i capricci e i sindacati sempre più impegnati a discutere a Roma di alta politica, capaci di promuovere scioperi di avvertimento, mutuando il sistema tedesco, ma lontani anni luce dalle fabbriche dove ancora si lotta e si muore per il lavoro. C’ è bisogno di una classe nuova di politici, di persone che restituiscano la dignità alla politica, vissuta come servizio verso gli altri, al di fuori di supine appartenenze a gruppi di potere legati da interessi particolari di caste. Ricominciamo dal basso a parlare di cose della vita, pratiche di tutti i giorni, direttamente al popolo più creativo, capace di grandi gesti di solidarietà, di grandi gesti di integrazione e che sarebbe perfino capace di vivere in pace, senza la presenza inquietante di questa politica irresponsabile.


 

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