venerdì 27 gennaio 2017

Il Veliero, un viaggio tra disabilità e cultura

L’Associazione “IL VELIERO” onlus si costituisce nel 2003 a conclusione di un progetto terapeutico sperimentale, il Laboratorio d’Espressione Teatrale 1998, svoltosi all’interno di un centro riabilitativo Monzese e che ha visto protagonisti, ragazzi diversamente abili d’età compresa tra i 16 e i 20 anni.
L’Associazione ha fatto propria l’esigenza di dare una risposta alle richieste di gruppi d’adolescenti arrivati ad un punto di svolta nel loro percorso terapeutico: il desiderio d’autonomia personale e sociale, il bisogno di un confronto con i coetanei, la ricerca d’autoaffermazione e di esprimersi in contesti sempre più connotati come ambienti di vita.
La caratteristica innovativa del progetto è stata quella di effettuare un percorso di ricerca e di formazione che, attraverso la conduzione parallela e complementare di tre figure professionali (un regista/attore, uno Psicologo, e un educatore socio-sanitario), permettesse di passare gradualmente da uno spazio terapeutico iniziale ad uno spazio teatrale vero e proprio, potenziando gli aspetti di ricerca culturale, creativa ed espressiva mediante l’approfondimento di tecniche teatrali.
L’obiettivo che è stato raggiunto, è la formalizzazione di due Laboratori Teatrali permanente che operano nell’ambito della disabilità offrendo, nel tempo, delle valide alternative ad inserimenti lavorativi poco gratificanti: uno spazio professionale a tutti gli effetti al fine di porre i ragazzi in condizioni di accedere in autonomia ad ambiti che richiedono l’assunzione d’impegni, responsabilità e comportamenti socialmente riconosciuti.
Non deve stupire quindi, il fatto che L’Associazione “IL VELIERO” onlus persegua come paradigma della propria missione il binomio “cultura e disabilità”: l’accesso alla cultura è un diritto fondamentale per ognuno e un mezzo indispensabile per garantirsi la piena partecipazione alla società.
Si tratta anche di un requisito per assicurarsi un viatico per l’istruzione e l’occupazione; malgrado questa considerazione le persone disabili, il più delle volte, sono escluse dalle attività culturali ed artistiche, esistono solo come cornice, soggetti passivi, di frequenti manifestazioni benefiche.
Si sorvola con troppa facilità che la cultura è uno strumento molto importante di comunicazione, per le persone diversamente abili, in alcuni casi il solo possibile- viene in mente la pittura o la scrittura- e aumenta la consapevolezza dei diritti e dell’immagine degli stessi.
Far cultura significa anche offrire, a chi non riesce ad esprimersi, la possibilità di realizzarsi nel pieno rispetto della propria condizione esistenziale.
A tal fine l’Associazione continua a sostenere la produzione d’eventi-spettacolo nei quali agiscono degli artisti diversamente abili.
Nello specifico si trova nel lavoro teatrale la più alta concretizzazione di tutte le nostre convinzioni: il Teatro costituisce una delle più intense metafore della vita e del pensiero.
Nelle più recenti reinterpretazioni l’attività mentale dell’individuo è immaginata come un palcoscenico affollato di personaggi eterogenei, i quali esprimono ora antiche ferite, ora desideri e che in gran parte si alternano attraverso realizzazioni e contraddizioni in ogni fare e in ogni dire del soggetto, senza che quest’ultimo ne sia pienamente consapevole.
Da questo punto di vista il teatro che include ampi elementi di finzione e di recita, pone in luce anche elementi di spontanea e libera manifestazione del proprio mondo interiore e di giudizio del quotidiano.
E’ come se nelle forme dell’attività teatrale, l’attività mentale divenisse, da intangibile e invisibile, manifesta e rappresentata.
Si tratta, in sostanza, di un incontro tra il “dentro” e il “fuori”, tra il Sé interno e il mondo esterno, un incontro il quale di volta in volta sarà possibile o impossibile, produttivo o mancato, riconosciuto o aggredito.
La particolarità della nostra sperimentazione consiste nella costruzione di una porta sul confine tra possibile e reale, tra pensato e agito; nel operare in uno spazio/contenitore, lo spazio teatrale, dove è possibile dare significato alle esperienze personali proprio perché queste sono raccolte da un pubblico di spettatori (il mondo esterno, i cittadini di Monza).
Vi è infine il desiderio di stabilire un contatto con il mondo perché l’Io implica un costante confronto con gli altri.
Questo è il nostro pensiero e queste le nostre aspirazioni ma, fino a quando i nostri ragazzi saranno considerati dei malati dal grande pubblico, si farà fatica ad accettare la nostra come una normale Associazione di tipo Culturale e gli attori come una normale compagnia di teatro stabile.
Il modo con cui questa società guarda alle persone con disabilità li rende inevitabilmente cittadini diversi, soggetti malati e in costante cura costretti a vivere, tutta la vita, da utenti di un servizio ed esentati quindi dai normali compiti della vita.
Non’è più accettabile che tutto quello che si fa o si pensa a favore di queste persone, debba esclusivamente avere una valenza sanitaria ed essere di competenza assoluta dei Servizi Sociali.
Per eliminare le vere barriere che impediscono a queste persone di vivere la vita come chiunque altro, è necessario coinvolgere i responsabili cittadini, a tutti i livelli, in un processo di educazione e di grande cambiamento culturale.
Se noi consideriamo la città come la forma di governo più vicina al cittadino è alla medesima che spetta il compito di promuovere nuovi spazi e forme di partecipazione collettiva, nella quale libertà e uguaglianza sono comuni denominatori affinché tutte le persone possano muoversi, pensare e agire come dei normali cittadini.

Con il prezioso contributo di Enrico 

x info festival nazionale
  
 http://www.ilveliero-onlus.org/wp/festival/







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