L’Associazione
ha fatto propria l’esigenza di dare una risposta alle richieste di
gruppi d’adolescenti arrivati ad un punto di svolta nel loro
percorso terapeutico: il desiderio d’autonomia personale e sociale,
il bisogno di un confronto con i coetanei, la ricerca
d’autoaffermazione e di esprimersi in contesti sempre più
connotati come ambienti di vita.
La
caratteristica innovativa del progetto è stata quella di effettuare
un percorso di ricerca e di formazione che, attraverso la conduzione
parallela e complementare di tre figure professionali (un
regista/attore, uno Psicologo, e un educatore socio-sanitario),
permettesse di passare gradualmente da uno
spazio terapeutico
iniziale ad uno
spazio teatrale
vero e proprio, potenziando gli aspetti di ricerca culturale,
creativa ed espressiva mediante l’approfondimento di tecniche
teatrali.
L’obiettivo
che è stato raggiunto, è la formalizzazione di due Laboratori Teatrali permanente che operano nell’ambito della
disabilità offrendo, nel tempo, delle valide alternative ad
inserimenti lavorativi poco gratificanti: uno spazio professionale a
tutti gli effetti al fine di porre i ragazzi in condizioni di
accedere in autonomia ad ambiti che richiedono l’assunzione
d’impegni, responsabilità e comportamenti socialmente
riconosciuti.
Non
deve stupire quindi, il fatto che L’Associazione “IL VELIERO”
onlus persegua come paradigma della propria missione il binomio
“cultura e disabilità”: l’accesso alla cultura è un diritto
fondamentale per ognuno e un mezzo indispensabile per garantirsi la
piena partecipazione alla società.
Si
tratta anche di un requisito per assicurarsi un viatico per
l’istruzione e l’occupazione; malgrado questa considerazione le
persone disabili, il più delle volte, sono escluse dalle attività
culturali ed artistiche, esistono solo come cornice, soggetti
passivi, di frequenti manifestazioni benefiche.
Si
sorvola con troppa facilità che la cultura è uno strumento molto
importante di comunicazione, per le persone diversamente abili, in
alcuni casi il solo possibile- viene in mente la pittura o la
scrittura- e aumenta la consapevolezza dei diritti e dell’immagine
degli stessi.
Far
cultura significa anche offrire, a chi non riesce ad esprimersi, la
possibilità di realizzarsi nel pieno rispetto della propria
condizione esistenziale.
A
tal fine l’Associazione continua a sostenere la produzione
d’eventi-spettacolo nei quali agiscono degli artisti diversamente
abili.
Nello
specifico si trova nel lavoro teatrale la più alta concretizzazione
di tutte le nostre convinzioni: il Teatro costituisce una delle più
intense metafore della vita e del pensiero.
Nelle
più recenti reinterpretazioni l’attività mentale dell’individuo
è immaginata come un palcoscenico affollato di personaggi
eterogenei, i quali esprimono ora antiche ferite, ora desideri e che
in gran parte si alternano attraverso realizzazioni e contraddizioni
in ogni fare e in ogni dire del soggetto, senza che quest’ultimo ne
sia pienamente consapevole.
Da
questo punto di vista il teatro che include ampi elementi di finzione
e di recita, pone in luce anche elementi di spontanea e libera
manifestazione del proprio mondo interiore e di giudizio del
quotidiano.
E’
come se nelle forme dell’attività teatrale, l’attività mentale
divenisse, da intangibile e invisibile, manifesta e rappresentata.
Si
tratta, in sostanza, di un incontro tra il “dentro” e il “fuori”,
tra il Sé interno e il mondo esterno, un incontro il quale di volta
in volta sarà possibile o impossibile, produttivo o mancato,
riconosciuto o aggredito.
La
particolarità della nostra sperimentazione consiste nella
costruzione di una porta sul confine tra possibile e reale, tra
pensato e agito; nel operare in uno spazio/contenitore, lo spazio
teatrale, dove è possibile dare significato alle esperienze
personali proprio perché queste sono raccolte da un pubblico di
spettatori (il mondo esterno, i cittadini di Monza).
Vi
è infine il desiderio di stabilire un contatto con il mondo perché
l’Io implica un costante confronto con gli altri.
Questo
è il nostro pensiero e queste le nostre aspirazioni ma, fino a
quando i nostri ragazzi saranno considerati dei malati dal grande
pubblico, si farà fatica ad accettare la nostra come una normale
Associazione di tipo Culturale e gli attori come una normale
compagnia di teatro stabile.
Il
modo con cui questa società guarda alle persone con disabilità li
rende inevitabilmente cittadini diversi, soggetti malati e in
costante cura costretti a vivere, tutta la vita, da utenti di un
servizio ed esentati quindi dai normali compiti della vita.
Non’è
più accettabile che tutto quello che si fa o si pensa a favore di
queste persone, debba esclusivamente avere una valenza sanitaria ed
essere di competenza assoluta dei Servizi Sociali.
Per
eliminare le vere barriere che impediscono a queste persone di vivere
la vita come chiunque altro, è necessario coinvolgere i responsabili
cittadini, a tutti i livelli, in un processo di educazione e di
grande cambiamento culturale.
Se
noi consideriamo la città come la forma di governo più vicina al
cittadino è alla medesima che spetta il compito di promuovere nuovi
spazi e forme di partecipazione collettiva, nella quale libertà e
uguaglianza sono comuni denominatori affinché tutte le persone
possano muoversi, pensare e agire come dei normali cittadini.
Con il prezioso contributo di Enrico
x info festival nazionale
http://www.ilveliero-onlus.org/wp/festival/
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