Tenterò
di fare alcune riflessioni sull'oggetto in discussione cercando, per
quel che le competenze mi permettono, di essere il più semplicemente
comprensibile.
Oggi
si discute del Documento di Inquadramento e, se ho studiato bene,
questo viene redatto allo scopo di definire gli obiettivi generali e
gli indirizzi dell’azione amministrativa nell’ambito della
programmazione integrata di intervento così come previsto dall'art.25,
comma 7 della L.R. 12/2005, che, per chi non la conoscesse è
diventata famosa in quel di Monza per la sua continua evoluzione
rispetto alla questione cascinazza. (ma questa è tutta un'altra
storia). E più semplicemente, se vogliamo/pensiamo/crediamo utile
consentire interventi di riqualifica delle aree dismesse, in assenza
di un nuovo strumento Urbanistico, è necessario redigere e approvare
questo documento attraverso il quale l’Amministrazione Comunale
definisce il quadro di riferimento per le trasformazioni urbanistico
– territoriali, da promuoversi attraverso la concertazione e la
cooperazione con soggetti pubblici e privati al fine di consentire la
realizzazione di infrastrutture, la dove questa attività non'è più
realizzabile con iniziative e capitali unicamente pubblici.
Questo
passaggio mi permette di infilarmi nella riflessione sulla natura
sociale di questo documento, in termini di riqualificazione del
territorio, dell’ambiente e del paesaggio, nonché sul
coinvolgimento attivo
dei cittadini.
Insieme
al Documento di piano abbiamo assistito alla presentazione di 21
ambiti, sui quali ci sono concrete ipotesi di un intervento
trasformativo, e sui quali auspico che si inneschi un processo
virtuoso di condivisione circa il futuro di questa porzione di
territorio e del suo patrimonio storico culturale, attraverso un
percorso partecipativo esteso alle realtà sociali, culturali,
associative del territorio che dovrà coinvolgere i rappresentanti
delle varie categorie di cittadini interessati: “gli
stakeholders”, cioè ogni soggetto o categoria di soggetti
portatori di un interesse di qualsiasi natura (economico, politico,
ideologico) nei confronti della realizzazione del progetto; in
pratica tutti coloro che hanno
parte in causa con la fruizione del luogo e con le attività che in
esso si svolgono. La
progettazione dei nuovi edifici e il recupero di parte degli
esistenti dovrà volgersi il più possibile verso la sostenibilità
ambientale grazie a soluzioni che mirino all’efficienza e al
risparmio energetico, all’utilizzo delle fonti di energia
rinnovabile, alla riduzione delle emissioni inquinanti, all’utilizzo
di tecniche e materiali costruttivi a ridotto impatto ambientale. Dovrà
essere posta estrema attenzione alla compatibilità paesaggistica dei
nuovi profili urbani. Gli
edifici dovranno essere connotati da elementi di forte qualità
architettonica e da un linguaggio formale che sappia confrontarsi
con le preesistenze storiche.Un doveroso sguardo al futuro senza però dimenticare il passato attraverso, la dove è possibile, la conservazione della memoria storica. (esempio Ambito riqualifica ex stabilimento Pagnoni)
Questa riflessione urbanistico/sociale non può non avere un breve sconfinamento che riguarda i rapporti con il sistema delle relazioni e dei servizi. In questo è necessario verificare che vi sia un sostanziale rapporto tra gli ambiti di trasformazione e la politica comunale dei servizi. E qui si interagisce con il piano dei servizi.
Un rapporto che non dovrà avere tra le caratterische più importanti quella prettamente numerica bensì quella maggiormente qualitativa, legata all’accessibilità dei servizi, alla loro concreta fruibilità.
Vado
a chiudere con due riflessione in chiave politico sociale pura, da
membro della commissione servizi alla persona.
E
in relazione a quanto stiamo discutendo mi interrogo e interrogo
questa amministrazione sulla necessaria opportunità di pensare alla
realizzazione di alcuni obiettivi sociali che vanno dalla creazione
di una residenzialità comunale per anziani ad una residenzialità
attiva per soggetti disabili adulti sfruttando i Progetti Integrati
di Intervento.
Rispetto
agli ambiti di intervento cosidetti di periferia (termine
questo che vorrei sparisse dal vocabolario cittadino) per i quali, se
non ricordo male, tutte le proposte di riqualifica mirano
all'espansione del quartiere verso l'esterno, quasi ad accompagnarne
l'estensione verso la circonvallazione, vorrei veramente che si
facesse una riflessione sulla necessità di riconnettere queste aree
al centro. Oggi le connessioni viarie verso il centro sono
identificate da un sottopasso, un cavalcavia vecchio e obsoleto e due
passaggi a livello dei quali uno è drammaticamente chiuso. Auspico
si possa andare in controtendenza e che si pensi alle diverse
riqualifiche come ad una estensione del centro inteso come il
complesso dei luoghi e delle costruzioni che maggiormente connotano
l’identità del tessuto urbano cercando, attraverso percorsi che
non dovranno avere solo un valore strettamente funzionale, di
riattivare il tessuto di relazioni umane che sono il motore per lo
sviluppo di una comunità.
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